La credibile storia dell’ingegner Rosa e della sua Isola
Sta riscuotendo un discreto successo il film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose di Sydney Sibilia, disponibile attualmente su Netflix. È la storia di Giorgio Rosa, ingegnere di Bologna, appassionato di cemento armato, che provò a costruire uno stato autonomo sul mare. Siamo alla fine degli anni ’60, nella Riviera Romagnola, non una semplice località balneare, ma un luogo mitico che ha influenzato i costumi degli italiani e non solo.
Parallelamente al dibattito sul valore del film, si è innescata una discussione sulla sua adesione o meno alla realtà storica: c’è chi si lamenta perché il film non rispecchia affatto gli avvenimenti realmente accaduti e chi sostiene invece che un film sia un’opera d’arte e quindi, come tale, sia libero di divagare e inventare se gli è congeniale. Qualcuno potrebbe essere tanto d’accordo con la seconda opinione da chiedersi che bisogno ci sia allora di introdurre il film con TRATTO DA UNA STORIA VERA, per poi terminarlo con qualsiasi somiglianza non intende riferirsi ad alcun personaggio o evento storico scritto piccolo piccolo alla fine dei titoli di coda.
Tratto da una storia vera
Tutti i film sono tratti da storie vere, da Schindler’s List di Spielberg a Fargo dei Fratelli Coen, da Forrest Gump di Robert Zemeckis a Inglorious bastards di Tarantino, fino ai vari Batman di Christopher Nolan. La connessione con la realtà può essere un fatto storico, una serie di fatti storici, o semplicemente che i fatti narrati siano ambientati sul pianeta Terra. Introdurre un film con la scritta TRATTO DA UNA STORIA VERA, pone il prodotto sotto una particolare aurea, in qualche modo documentaristica: il film non è più solo un’opera d’arte, ma diviene partecipe nella formazione della conoscenza storica dello spettatore.

Figura 1 – This is a true story (Fargo, 1996)
Il film di Sibilia è certamente tratto da una storia vera, perché l’isola è stata costruita e affondata sul serio. Ma i fatti storici sono stati solo una fonte di ispirazione per il film e, per altro, non la principale.
Per quanto il film si conceda stratagemmi congeniali, la vera storia dell’Isola delle Rose è forse più interessante, originale e pittoresca.
La realtà storica dei fatti
Nella realtà l’ingegner Rosa è un affermato ingegnere civile, con studio a Bologna, dotato di un forte senso pratico e imprenditoriale. Nel 1968 ha 43 anni, è nel pieno della sua attività professionale, e da alcuni anni sta sacrificando ore preziose della propria vita lavorativa per inseguire questa stramba idea imprenditoriale, lasciando due volte a settimana progetti e preventivi, per andare a fare sopralluoghi in mare aperto al largo di Rimini.
Nel film l’ingegner Rosa è un ingegnere neolaureato, idealista e stravagante, figlio di un meccanico della Ducati che prova a trovargli un sicuro e confortevole posto in azienda, mentre lui, l’ingegnere genialoide, insegue candidamente i suoi ideali di libertà con la testa tra le nuvole.
Ancora, nel film l’ingegnere è innamorato, di amor non corrisposto, di una giovane e bella avvocatessa bolognese, che lo ha lasciato per via del suo modo di essere, troppo eccentrico, finendo per fidanzarsi con un noiosissimo, noiosissimo Carlo. Ovviamente alla fine del film cambia idea: l’amore viene finalmente corrisposto, del noiosissimo Carlo non se ne parla più e nelle ultime scene i due innamorati si abbracciano guardando il mare Adriatico.
Nella realtà l’ingegner Rosa è sposato con Gabriella Clerici ed ha un figlio, Lorenzo. Già prima del matrimonio l’ingegnere aveva informato la futura moglie riguardo alla sua idea bislacca di costruire una piattaforma in acciaio al largo di Rimini, dove magari fondare uno stato libero, ricevendo l’approvazione della signora: «Perché no? Bell’idea!». Ed ecco che, con un figlio piccolo e una azienda da portare avanti, l’ingegner Rosa non viene cacciato di casa a causa dei suoi bizzarri progetti e non dorme neanche una notte sul divano: è con la moglie che fonda un’impresa di nome SPIC (Società Per Iniezione Cemento), che ne vede proprio la moglie Gabriela Clerici Presidente e l’ingegner Giorgio Rosa Direttore Tecnico.
Nel film, l’Isola delle Rose apre al pubblico nell’estate del ’68 ed è luogo di feste sfrenate con masse di giovani che ballano e si divertono. Nella realtà, l’Isola non apre mai ufficialmente al pubblico, anzi, viene chiusa poco prima dell’inaugurazione: non ci furono “giovani feste”, ma, come ha raccontato il custode dell’Isola Pietro Bernardini nel documentario realizzato da Cinematica intitolato ISOLA DELLE ROSE, la libertà fa paura, solo grandi spaghettate di cozze con «ricchi anzianotti con la segretaria» che «lasciavano un sacco di soldi».

Figura 2 – Qui gli abitanti dell’isola: Pietro Bernardini, Franca Serra e Luciano Ciavatta
Nel film, il governo dell’Isola, di cui il giovanissimo Giorgio Rosa è presidente, è composto da una barista incinta (Ministro dell’Economia), un saldatore naufrago (Ministro di Sorveglianza e Difesa), un apolide che si guadagnava da vivere pulendo i bagni nei locali di Rimini (Ministro degli Esteri). Nella realtà, il governo ha come presidente l’ingegner Antonio Malossi, il cognato medico dell’ingegner Rosa, Carlo Clerici, è ministro degli Interni, il dottor Luciano Marchetti ricopre il ruolo di Ministro di Industria e Commercio, l’avvocato Luciano Molera è Ministro alle Relazioni. E così via.
Insomma, nella realtà l’ingegner Rosa ha cercato la complicità di amici e parenti stretti, non certo quella di spiantati incontrati per caso. Da qui può partire un’analogia con una più celebre vicenda italiana, la quale condivide con quella di Giorgio Rosa numerosi aspetti, a partire dal concetto di libertà.
Il concetto di libertà
Nel film, la realizzazione dell’Isola delle Rose ha l’aria di somigliare all’organizzazione di un festival musicale alternativo, complice la bella colonna sonora che va da Jimi Hendrix a Caterina Caselli. Sul concetto di libertà di Giorgio Rosa, qualche spettatore del film potrebbe farsi però delle idee non aderenti alla realtà. Sia chiaro che l’ingegnere aveva uno spiccato ideale di libertà che ricercava con tutte le sue forze, ma una libertà che poco ha a che vedere con gli ideali della contestazione del ’68, o con la libertà cantata da Bob Dylan in Chimes of Freedom.
Bruce Springsteen – Chimes of Freedom (East Berlin 1988)
Somigliava, la libertà di Giorgio Rosa, a quella rivendicata in tempi più o meno recenti da altri personaggi, come Flavio Briatore o Silvio Berlusconi, nei principali media italiani. Ed è proprio con la vicenda della nascita dell’Impero Berlusconiano che si notano numerose analogie: dalla complicità di amici e parenti (si narra che Berlusconi, messe sul mercato le nuove case di Milano 2, avesse mandato proprio amici e parenti a formare lunghe file davanti alle entrate, per fingersi potenziali acquirenti..), fino al tentativo di costruire una proposta imprenditoriale cercando di aggirare furbescamente le vulnerabili leggi dello Stato Italiano.
Le vulnerabili leggi dello Stato Italiano
Negli anni ’80 erano vietati i ponti radio che avrebbero consentito la diffusione di programmi televisivi su scala nazionale. La Fininvest allora riusciva a trasmettere su scala nazionale utilizzando uno stratagemma che di fatto aggirava i ponti radio: i “pizzoni”, ovvero delle semplici videocassette mandate alle emittenti locali, le quali venivano trasmesse in maniera sincronizzata in tutta Italia. All’inizio lo Stato non si occupò della faccenda e quando se ne dovette occupare, a seguito delle denunce della RAI e dell’ANTI (Associazione Nazionale Teleradio Indipendenti), fu Bettino Craxi a sistemare tutto con il Decreto Berlusconi, con il quale sostanzialmente lo stratagemma diventa legge.

Figura 3 – Craxi e Berlusconi negli anni ’80
Giorgio Rosa tentò un’impresa simile: partendo dall’Isola delle Rose, creare degli stabilimenti balneari subito fuori dai confini delle acque territoriali italiane, per eludere norme, permessi, e, soprattutto, tasse.
Nel film di Sibilia si rappresenta uno Stato paranoico che usa la forza contro un’innocente bricconata di quattro ragazzi scappati di casa. Nella realtà dei fatti, come esplicitato dallo stesso Giorgio Rosa, quello dell’Isola delle Rose è stato un meditato progetto commerciale e non politico. In proposito è utile ricordare come l’ingegner Giorgio Rosa si sia sempre dichiarato totalmente disinteressato alle questioni politiche. È utile anche ricordare, per inquadrare politicamente il personaggio, che da giovane l’ingegnere aveva militato nella Repubblica Sociale Italiana e che ha dichiarato di aver votato Silvio Berlusconi alle elezioni del 1994.
La libertà per l’ingegner Giorgio Rosa
Interrogato sul concetto di libertà, una volta l’ingegner Rosa rispose:
«La libertà non esiste nel mondo. Solo se si è forti si ha la possibilità di essere liberi.»
Giorgio Rosa
Quindi il concetto di libertà per l’ingegner Giorgio Rosa era sostanzialmente questo: prendere 400 metri quadrati di mare libero, un pezzo di pianeta Terra che è di tutti, e piantarci 9 pali di acciaio lunghi 42 metri e di diametro 630 mm, riempirli di cemento e gettarci sopra un solettone di 400 mq di cemento armato (sopraelevabili). Quindi trivellare il fondale marino fino a raggiungere una falda d’acqua dolce per dotarne l’isola. Poi darle un nome, il proprio, Isola delle Rose, e costruirci un bar, un ristorante ed un ufficio postale.
Quando lo Stato Italiano, facendo peraltro quel che era ovvio fare, prese possesso dell’Isola, l’ingegner Giorgio Rosa chiese di poter salire sull’Isola, ma il permesso gli venne negato. La moglie, Gabriella Clerici, intervistata nel documentario di Stefano Bisulli e Roberto Naccari, riguardo l’episodio afferma:
«Direi che è un po’ il colmo. I proprietari non possono andare a casa loro».
E allora si può effettivamente dire che la storia dell’Isola delle Rose è un grande racconto sulla libertà.
Un grande racconto sulla libertà
La vera storia dell’Isola delle Rose parla quindi di un bel rettangolo di mare libero, occupato per 55 giorni da uno scaltro imprenditore, e in seguito liberato dallo Stato Italiano a beneficio di tutta la popolazione mondiale, umana ed animale.
I Camillas – Errore Romantico (Discoteca Rock, 2018)
Lascia che sia un errore romantico
E portami via, in una nuova nazione
Ma fammi restare nel mare Adriatico
In questo mare bellissimo, in questo mare fantasticoI Camillas
Studio Nikuraze