Furor mathematicus: una cosa divertente che non farò mai più

Premetto che questa storia nasce in tempi non sospetti, quando i bar erano pieni e la tangenziale puntualmente intasata. Tra l’uscita 4 e l’uscita 5, in corrispondenza di Via Cristoforo Colombo, si sente Italo Calvino che dall’autoradio dice pressappoco «…bisognerebbe allenare tutti i giorni la mente, esercitare il pensiero, la memoria, fare dei calcoli a mente, divisioni, estrazioni di radice quadrata per agevolar..». Poi non so, la radio si ferma, perché mi sta chiamando Muratore Via Procaccini.

Si vede che, nonostante la chiamata del muratore, quella cosa detta da Calvino continua a marinarmi nella testa, perché, arrivato all’Ipercoop, sono preso da un Furor mathematicus incontrollabile.

Furor mathematicus

Questa prima forma di Furor mathematicus si manifesta con il desiderio irrefrenabile di fare i calcoli a mente del conto della spesa. Mi sembra l’occasione per allenare un po’ la mente, dopo una dura giornata di lavoro.

«Che lavoro?»
L’ingegnere, faccio l’ingegnere, mi occupo di strutture.
«Ho capito, strutture. Quindi ponti, dighe, gallerie.»
Cala cala Merlino.
«Ferrovie, aeroporti.»
Cala.
«Palazzine?»
Ecco, palazzine. Quando va bene.

Prima devo aprire una parentesi, perché chi non è del mestiere potrebbe non cogliere il filo del discorso: (a volte si ha l’impressione, parlando con delle persone che non fanno il nostro mestiere, che la loro idea sulla figura dell’ingegnere civile sia un po’ deviata rispetto a quello che è nella realtà quotidiana di oggi, 2020 anni dopo la presunta nascita di Cristo. Nell’immaginario comune noi ingegneri civili liberi professionisti ci occupiamo di calcoli. E fin qui ci può anche stare. Ma i calcoli che queste persone, non del mestiere, hanno in mente, tipo risoluzione di equazioni differenziali di quarto grado, non sono proprio quelli che facciamo noi. Personalmente, il calcolo più complesso che ho fatto oggi è stato trovare il 4% di 1500€, che, se può interessare, è pari a 60€. Ci ho messo un po’ a farlo, come al solito quando cerchi la calcolatrice non la trovi mai. A questo punto una persona, che non fa il mestiere dell’ingegnere, potrebbe chiedere «Allora cosa fate, voi ingegneri?». Domanda lecita. Facciamo preventivi, aggiorniamo preventivi, mandiamo preventivi, correggiamo preventivi, rimandiamo preventivi, abbassiamo preventivi, rimandiamo nuovamente preventivi, chiediamo firma su preventivi, richiediamo cortesemente firma su preventivi. Cose così, più o meno).

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Furor mathematicus (reprise)

Dicevamo, sono all’Ipercoop e questo Furor mathematicus si è impossessato di me. Nel caso sentiste il bisogno di figurarvelo, potete dar a questo Furor mathematicus le sembianze di Anacleto de La spada nella Roccia, l’indole è quella direi. Anacleto, quindi, mi chiede insistentemente di fare i calcoli della spesa a mente. Poi alla cassa vedremo l’errore: sotto il 2%, vinco io, sopra vince lui.

Accetto, sicuro della mia strategia vincente: vista la quasi totale mancanza di prodotti a prezzo tondo, decido di prendere solo prodotti il cui scarto tra prezzo reale e prezzo arrotondato per eccesso all’unità sia inferiore al 2%: vittoria assicurata. Si comincia alla grande: Domus N.1043 Febbraio 2020 10€, Lasagne Piccinini 5,99€ (a mente: 6€), Olive verdi denocciolate 170g 0,50€ (2 confezioni, a mente 1€). Sento la vittoria in pugno, quando mi accorgo che ho fatto i conti senza l’oste. L’oste non è un oste, ha le sembianze di Vincent Kartheiser, attore statunitense, che in questo momento indossa i costumi di scena di Pete Campbell, personaggio di spicco della serie TV Mad Man1.

L’ oste quindi incarna la sorprendente evoluzione del marketing contemporaneo per prodotti alimentari, che, grazie a pubblicitari brillanti e ingegnosi come appunto il suddetto Pete Campbell, si è accorto della ormai poca efficacia della tattica del 0,99€ (o del 1,99€, oppure detta strategia del 7,99€). Ed ecco spuntare tra gli scaffali prezzi completamente privi di senso: Olive verdi intere 560g 1,78€, Pesto genovese senza aglio 170 g 4,59€. Siamo alla cassa: 24,36€? No, nient’affatto: 28,50€. Errore del 14,5%.

Se c’è una cosa positiva della sconfitta è che, al pari della vittoria, ce la si può gustare. Tanto il sapore della vittoria è dolce e appiccicoso, come una tenerina al cioccolato, tanto il sapore della sconfitta è agrumato e amarognolo, come uno spritz campari. Sono qui che mi gusto la sconfitta, quando Anacleto, lasciata a metà la tenerina, tira fuori La Settimana Enigmistica (1,70€), dicendo che se ho fallito con il Furor mathematicus posso sempre rifarmi con il Furor letterarium, il quale prende subito le sembianze del Bartezzaghi2 di pagina 37.

Il Bartezzaghi

Prima di arrivare al Bartezzaghi ci si prepara per bene, partendo dal cruciverba di copertina, quello facile facile con il faccione di Hugh Grant, passando per le parole crociate facilitate, dal che cosa apparirà?, trova le differenze, fino al sudoku livello facile. Fine preparazione. Veniamo a noi: Bartezzaghi.

Anche qui si comincia alla grande.
La estrae il matematico: radicequadrata.
Una combinazione del poker: tris.
Appaga chi è modesto: poco.
Poi, ad un tratto, l’inaspettato: un colpo del tennista3, nove lettere.
Prego?
Poi: casa di moda milanese4, quattro lettere.
Anacleto Anacleto, questo è un tranello! Si era parlato di Furor letterarium, cose tipo scrisse Anna Karenina5, oppure uno scrivano che.. preferiva di no6, e invece Bartezzaghi se ne esce con il tennis e la moda. Vorrei vederti messo davanti ad un cruciverba di ingegneria e architettura. Vorrei proprio vedere come te la cavi con il Furor architectura! «Tu fallo intanto. Poi, quando l’hai fatto, te lo risolvo». Insomma, da questa sfida sono nati questi rebus e cruciverba che potete vedere qui in giro. Intanto siamo arrivati alla parte del racconto relativa all’inizio della quarantena.

 

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La quarantena

Giorno uno: mattina pulizie, pomeriggio enigmistica.
Giorno due: mattina lavatrici, pomeriggio enigmistica.
Giorno tre: mattina spesa, pomeriggio enigmistica.
Giorno quattro: mattina enigmistica, pomeriggio enigmistica.

Insomma, Calvino sarebbe stato fiero di me: memoria-pensiero-calcoli-conoscenza. Mica la mortificazione dell’intelletto, lo svilimento della ragion pura e della ragion pratica di quando andavo a lavorare: scarica procura, firma procura, ricarica procura.

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Due soldi

Va bene allenare l’intelletto, va bene Bartezzaghi, va bene tutto, ma bisogna pur guadagnare due soldi. Bisogna trovare un modo per unire l’utile al dilettevole, prima il dovere poi il piacere. Capita proprio in questi giorni di quarantena l’occasione: spunta fuori un lavorino facile facile nel quale devo calcolare una tettoia con appoggio intermedio. Ecco! Lo faccio a mano, niente software, mano e testa, ragion pura e ragion pratica. Ho solo bisogno di: carta, penna e il metodo di Cross. Soprattutto ho bisogno dell’appoggio del Furor mathematicus. «Anacleto» gli dico «non divagare. Il Furor letterarium, il Furor architectura… occorre concentrare le energie. Scegli una cosa e falla bene! Lascia stare il resto, sei un perdigiorno, tanto i cruciverba di architettura non li sai risolvere, lascia perdere, quella è Zaha Hadid, non conosci Zaha Hadid? Andiamo bene».

 

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Un lavorino facile facile

L’architetto non ha posto alcun vincolo riguardo la posizione dell’appoggio intermedio, quindi posso scegliere io dove inserirlo. L’ho già messo a 1/3 della luce e sto per iniziare a calcolare, ma ancor prima di appoggiare la matita sul foglio, mi si materializza davanti lo spettro di Sergio Musmeci7. Io dico: «Sergio!». Lui: «non chiamarmi Sergio, sono la Teoria del Minimo Strutturale e sono qui per ammonirti. 1/3, perché? Hai fatto degli studi? Delle ricerche? Poi perché una trave? Non era meglio un arco? Un iperboloide iperbolico?». Musmeci mi getta uno sguardo di disprezzo e fa per scomparire. Io allora lo strattono per il colletto, rispettosamente, gli chiedo anche scusa dopo, per farmi perdonare lo chiamo Maestro. «Maestro» dico «per l’iperboloide iperbolico non posso proprio accontentarti: c’ho un sacco da fare, ho da compilare il modulo A1/D1, il modulo A3/D3, il modulo D2, la procura speciale, qui c’è pure il collaudo quindi anche il modulo A4/D4. Ma non voglio annoiarti, sono cose che forse non conosci. Ad ogni modo, quel che posso fare è trovare la posizione dell’appoggio che minimizza il momento flettente. Cosa ne pensi, Maestro? Momento basso, profilo più leggero, risparmio di materiale. Sei contento?». Non è contento.

Devo comunque onorare l’impegno. In pratica si definiscono le variabili x e y; imponendo l’equilibrio di un concio di trave, si determina l’andamento del momento flettente funzione delle due variabili. Se può interessare, trovate qui tutti i passaggi.

Quindi, si deve trovare la funzione dei valori di massimo del momento flettente, in funzione della variabile x, e ricavarne il minimo valore. Almeno credo. A questo punto bisogna rinfrescarsi un po’ le idee: si prende il libro di analisi, che però è in cantina, allora si va in cantina con la mascherina, si prende il libro e si studia un po’. Anacleto è contento, partecipa, mi passa la gomma, il temperino. Appena inizio a calcolare le derivate parziali, ecco che si materializza Giovanni Muciaccia8, che prende Anacleto e gli tira il collo di netto. Addio Furor mathematicus. Poi dice: «sono la Teoria del minima spesa, massima resa. Non devi mica far vedere proprio tutto! Hai il software, no? E allora, vai di tentativi! Scegli un album, va bene anche Unknown Pleasure dei Joy Division. Parti da uno schema appoggio-appoggio, sposti il vincolo, clic, clic, clic, e vedi quando il momento è massimo. Zero sforzo, zero pensieri, non arrivi neanche alla quarta canzone che hai trovato il risultato. Ai lettori dici che, per questioni di spazio, non puoi riportare tutti i calcoli, che però li hai fatti, e tac: gli scrivi X=0,29 secco». Effettivamente…

L’importante

Effettivamente l’importate è trovare l’equazione. Poi risolverla è facile, basta un po’ di pazienza, lo sanno fare tutti. Bassa manovalanza, no? Poi ci sono tre chiamate di Muratore Via Procaccini e un whatsapp: vuole il capitolato, dice che senza capitolato è fermo. Intanto facciamo questo capitolato, poi magari, se avanza tempo, diamo anche un’occhiata al Bartezzaghi, ma solo se avanza tempo. Ora pensiamo a guadagnare, che per usare la testa rimandiamo tutto alla pensione.

Note
1. Serie TV ambientata nella New York degli anni ’60, con soggetti in completo che non fanno altro che bere Scotch, dormire in ufficio e creare le campagne pubblicitarie (quando?!) che hanno stravolto l’America del secolo scorso.
2. Raffinato e difficile cruciverba a schema libero pubblicato su La Settimana Enigmistica a pag.37 da Alessandro Bartezzaghi2a
2a. Enigmista italiano, figlio di Piero, celebre enigmista, e fratello di Stefano, giornalista e scrittore. Il “Bartezzaghi”, quello vero, pare sia il cruciverba di Piero, pubblicato su La Settimana Enigmistica a pag. 41 negli anni ’70 o giù di lì.
3. DEMIVOLEE
4. ETRO
5. TOLSTOJ
6. BARTLEBY
7. Ingegnere e accademico italiano. Celebre è il suo Ponte sul Basento, a Potenza, dove sono state concretizzate le sue teorie sul minimo strutturale. Per approfondire, qui trovi un bel documentario.
8. Conduttore televisivo e attore teatrale. Conduttore del famoso programma televisivo Art Attack.

Studio Nikuraze

Articolo apparso sul 3° numero della rivista Tech.A, magazine ufficiale di ASSO Ingegneri e Architetti dell’Emilia Romagna.

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